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Le banche italiane e le Generali restano fuori dal disastro

di Alessandro Graziani

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16 Settembre 2008

Il sistema finanziario italiano sembra reggere anche all'onda d'urto del ciclone Lehman Brothers. Scampato il pericolo dei subprime, che hanno avuto un impatto limitato sui conti del credito domestico, il primo screening del portafoglio titoli non sembra evidenziare esposizioni di rilievo in titoli di debito emessi dalla Lehman Brothers.
La prudenza è d'obbligo, poiché le verifiche dettagliate sono ancora in corso. Ma è la stessa Autorità di Vigilanza, a pochi giorni dalle rassicurazioni del Governatore Mario Draghi, a ribadire che «da una prima ricognizione risulta che in Italia il rischio di controparte e il tasso di esposizione nei confronti di Lehman Brothers appaiono nell'aggregato limitati». Tra oggi e domani tutte le banche forniranno dati dettagliati sull'effettiva esposizione nei confronti di Lehman, rispondendo alle richieste d'urgenza arrivate ieri dalle principali agenzie di rating internazionali.

Se si guarda alla reazione di Piazza Affari, pure in una giornata a momenti drammatica, i titoli bancari hanno tenuto performando in linea con l'indice (a differenza delle banche europee che hanno registrato ribassi nell'ordine del 10%). Unica eccezione la Banca Popolare di Milano (che ha perso più del 7%), "emozionalmente" colpita perché quasi due anni fa proprio la Lehman Brothers era stata advisor di un suo bond da 1,25 miliardi. Oggi l'esposizione di Bpm dovrebbe essere dettagliata con l'informativa alle agenzie di rating ma, da quanto trapela da Piazza Meda, il rischio totale dovrebbe essere inferiore ai 10 milioni di euro.
Per quanto riguarda i grandi gruppi, l'esposizione di UniCredit «è molto limitata». Ad affermarlo, prevenendo le congetture dei mercati, è stato fin dal mattino l'amministratore delegato Alessandro Profumo. Che pur tranquillizzando gli investitori sul coinvolgimento diretto di UniCredit nella crisi Lehman, non ha nascosto la propria preoccupazione per il deterioramento dello scenario di mercato. «Il fallimento di una delle grandi investment bank è qualcosa di nuovo per tutti noi, questo crea grande preoccupazione – ha detto Profumo – la preoccupazione maggiore è per l'impatto che il fallimento di Lehman avrà sui sistemi finanziari, già c'è stato un allargamento degli spread e una correzione dei prezzi di Borsa».

Nessun commento è arrivato da Intesa Sanpaolo, che oggi dovrebbe fornire un quadro dettagliato con una comunicazione ufficiale. Per Mediobanca, un portavoce ha dichiarato che l'istituto non ha alcuna esposizione verso Lehman. Anche le Generali, primo investitore istituzionale domestico, hanno dichiarato ufficialmente di «non avere alcuna esposizione su titoli azionari di Lehman Brothers. Il gruppo presenta un'esposizione netta su titoli di debito di un massimo di 110 milioni di euro». Da FondiariaSai fanno sapere che i titoli di debito Lehman in portafoglio ammontano a circa 37 milioni, mentre Unipol ha dichiarato di detenere bond Lehman con priorità rimborso pari all'1% del portafoglio totale.
Nel complesso, in attesa di conoscere i dettagli dell'intero sistema finanziario, il quadro che emerge pare rassicurante. Per una serie di motivi, ben riassunti dal direttore generale dell'Abi Giuseppe Zadra. «Il sistema bancario italiano sta reggendo meglio dei concorrenti europei alla crisi dei mercati finanziari. Da una parte, questo è dovuto al recente processo di ristrutturazione che lo ha reso più forte e in grado di assorbire meglio gli shock esterni. Dall'altra per il modello di business più tradizionale, con la pressoché totale assenza di investimenti in mutui subprime. Sullo sfondo una regolamentazione di vigilanza maggiormente prudenziale che ha evitato alle nostre banche l'assunzione di eccessivi rischi».

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